Leggere la Pianura 2014:" Le Terre Vecchie"

Molto interessante la Conferenza del Prof. Franco Cazzola organizzata dalla nostra associazione. Numeroso il pubblico presente.

Ricordiamo inoltre il prossimo appuntamento: Sabato 24 maggio Il Prof. Cazzola ci guiderà in un'escursione in pullman che ci permetterà di visitare e capire luoghi importanti del nostro territorio.

 Riportiamo di seguito una sintesi della Conferenza.

Leggere la pianura. Viaggio in una terra artificiale

Elementi di sintesi per un inquadramento storico.

 La valle padana è una vasta piana di alluvioni via via più fini che ricopre un catino compreso fra la catena delle Alpi e la dorsale dell’Appennino. La piatta uniformità del paesaggio padano è spesso artificiale, frutto dell’azione combinata di interventi umani e di movimenti interessanti gli strati profondi e l’intero sistema idrografico. La bonifica ha cambiato profondamente l’uso del suolo ai fini agricoli. Nello stesso tempo la bonifica dei terreni e la sistemazione dei corsi d’acqua con arginature e canalizzazioni sono stati e sono ancora oggi presupposti fondamentali dell’insediamento umano e agricolo, specialmente nella bassa pianura. Qui si concentrano anche le terre situate sotto il livello del mare, che oggi vediamo normalmente asciutte. 

I fiumi che riversano le loro acque nel Po, insieme al grande fiume, corrono arginati nel loro corso di pianura. Sono centinaia di chilometri di argini la prima evidente emergenza paesistica, dal momento che il Po da Piacenza al mare (circa 200 km) ha una caduta media di 10-12 cm per chilometro. Il suo alveo e quello degli affluenti in destra finisce per essere più elevato del piano di campagna (fiumi pensili) ed occorre dunque contenerne le espansioni. Le depressioni interfluviali, potenzialmente molto fertili, devono essere prosciugate con opere di drenaggio e canalizzazione (bonifica idraulica). Serviranno diversi anni per ottenere terre produttive e sistemate (bonifica agraria).

 Il paesaggio ferrarese, insieme a quello del Polesine e della bassa pianura veneta e romagnola, sono esempi di paesaggio in massima parte artificiale. La storia del territorio ferrarese è scritta nella geologia, nelle componenti archeologiche che sono state dissepolte sotto coltri di argilla, nella sterminata massa di documenti di archivio, nelle mappe e disegni che la bonifica e la difesa idraulica hanno depositato nel tempo.

 Il nostro viaggio nel libro del paesaggio prenderà avvio da una delle prime bonifiche eseguite secondo un piano preordinato e secondo precisi progetti predisposti da tecnici e ingegneri. La Valle Sanmartina  bonificata da Ercole I d’Este sul finire del ‘400. Il fratello Borso d’Este, suo predecessore, aveva peraltro già asciugato e appoderato la depressione di Casaglia (1450-60).  La nuora di Ercole I, Lucrezia Borgia, avvierà dal 1513 la bonifica di un’altra depressione: la Diamantina. Il collettore di questa bonifica, il Canal Bianco, unendo le sue acque a quelle scolanti da Casaglia diverrà anche uno degli assi portanti della Grande Bonificazione del Polesine di Ferrara, realizzata dall’ultimo duca di Ferrara Alfonso II tra il 1572 e 1580, insieme ad alcuni soci tra i quali i banchieri lucchesi Malpigli e Seminiati, i veneziani Contarini e Cornelio Bentivoglio.

 L’immissione del Reno nell’alveo del Po di Ferrara presso Porotto ne segnerà la fine  La sua diversione nella Sanmartina (1604) agli inizi del dominio pontificio sconvolgerà profondamente, in pochi decenni, la natura dei luoghi, sommergendo le opere di bonifica del territorio a sud-ovest della città e aprendo una controversia secolare con Bologna circa il destino da assegnare al fiume bolognese.

L’evento più traumatico per Ferrara fu la perdita irrimediabile della linfa principale del Po che scendeva da Stellata fino a Ferrara. Bondeno era infatti il più importante nodo idrografico collocato sul Po sui confini con Mirandola e Mantova e collegato a Modena con il fiume Panaro. Quest’ultimo riceveva a Bondeno anche le acque della medievale arteria navigabile Bondeno-Burana.

Dopo secoli di controversie con Bologna questa città ottenne da Napoleone nel 1812 l’approvazione del progetto di riportare il Reno nel Po attraverso un grande cavo (Cavo Napoleonico) e di far passare le acque del Burana sotto l’alveo ormai estinto del Po di Ferrara (botte napoleonica). La caduta di Napoleone arresterà per più di 70 anni la realizzazione della bonifica di Burana.

Nel frattempo dalla metà del secolo si comincia a pensare all’uso delle macchine idrovore, la prima delle quali fu collocata sul Volano a Baura. Seguirà la stagione delle grandi bonifiche del ferrarese orientale (Valli di Ambrogio e di Codigoro, Valle Gallare e Valle Volta per terminare con il prosciugamento delle valli salse di Comacchio, concluse negli anni 1960 e 1970 con il prosciugamento del grande bacino del Mezzano e della Valle Falce. Un nuovo paesaggio aveva accompagnato la riforma fondiaria del 1950-55 con l’esproprio e l’appoderamento di 25.000 ettari di terre “nuove”.

Nella Foto: La Presidente Carla Gallini e il relatore prof. Franco Cazzola

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